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Joan Mirò, Blu II

STrUMENTI CREATIVI IN PSICOTERAPIA E NEL LAVORO EDUCATIVO – Joan Mirò: Blu I, Blu II, Blu III

di Palma Domenichiello e Carmen Greco

Introduzione

Il presente articolo è una sintesi di esperienze condotte da due professioniste che, pur avendo formazioni diverse ( in campo psicoterapeutico e in educazione al movimento), sono accomunate dalla passione per l’arte, intesa come possibile testimonianza del reale.

Ciò che inoltre unisce le due autrici è il forte ancoraggio al proprio genitore omologo e alle proprie radici, ancoraggio che permette costantemente un dialogo proficuo che non annulla le specificità di ognuna ma le armonizza in una sintesi rispettosa delle differenze.

Dalla ferita alla cicatrice: percorsi di cura per affrontare il dolore

“…dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori…” Via del Campo (Fabrizio De Andrè) “… ma da queste ferite nasceranno farfalle libere” (Alda Merini)

La nostra vita è compresa tra due traumi irreversibili: la separazione dall’utero materno (nascita) e la separazione dalla vita terrena (morte). A questi eventi si aggiungono, nel corso dell’esistenza, altre ferite che lasciano tracce più o meno profonde a seconda della nostra resilienza.

Sebbene sia nota nella nostra società l’esistenza di un tabù rispetto alle esperienze di malattia, morte, lutti e traumi di diversa natura, non possiamo evitare di farci i conti.
Nella pratica clinica le persone spesso parlano delle loro “ferite” e del desiderio di guarigione. “La cura”, che spesso si traduce in auto-cura, può passare attraverso percorsi non solo narrativi ma anche creativi. L’accelerazione dei tempi è inoltre influenzata dalla com- partecipazione del dolore con persone a noi care (valore della relazione affettiva).

In effetti lo spazio del setting visualizza ed attiva la possibilità di condividere una sofferenza in uno spazio di ascolto protetto. A volte il dolore è così straziante che diviene inenarrabile. Il blocco del paziente paralizza qualsiasi possibilità efficace d’intervento. Si ha la sensazione di “girare a vuoto”, di perdere tempo senza mai arrivare al dunque. Ecco allora che l’utilizzo di percorsi analogici può contribuire a sbloccare il processo di intercettazione ed elaborazione della ferita. Le immagini esterne possono dialogare con le immagini del nostro mondo interno. In fin dei conti anche l’inconscio funziona per immagini.

L’immagine di un dipinto che rappresenta, anche solo un segno rosso, come osserviamo nei dipinti di Joan Mirò: Blu I, Blu II e Blu III, (Parigi, Centre Georges Pompidou) può farci riconnettere alle nostre ferite dell’anima.

L’Arte come strumento per agevolare l’apprendimento .

L’arte è uno strumento estremamente plastico e tale da veicolare significati diversi. Gli stessi dipinti possono essere, infatti, utilizzati per rappresentare eventi con significati, opposti.
Come riferiva Vasilij Kandinskij – nello “Lo spirituale nell’arte”(2) …..”La forma, anche se è completamente astratta e assomiglia a una figura geometrica, ha un suono interiore: è un essere spirituale che ha le qualità di quella figura.” … È chiaro però che, se una forma è inadatta a un colore, non siamo di fronte a una «disarmonia», ma a una nuova possibilità, cioè a una nuova armonia.”

Gli stessi dipinti di Mirò sono stati utilizzati per evocare la diade opposta morte-vita. Nelle osservazioni precedenti abbiamo fatto riferimento all’elaborazione del lutto (morte), ma gli stessi dipinti sono stati poi utilizzati per riferirci ad eventi estremamente vitali (apprendimento, gioco, danza).

Lo strumento creativo può intercettare anche uno dei bisogni fondamentali dell’uomo, il gioco. L’Attività ludica, spazio e tempo esistenziale del piacere e non del dovere, si colloca in una dimensione vitale, e dunque progettuale dell’uomo. Il gioco è una dimensione privilegiata, nella quale abbassandosi il livello di ansia (poiché non c’è giudizio), si favorisce il processo di apprendimento. Se il gioco avviene all’interno di una relazione affettiva ed educativa non interferita, si creano le basi solide per costruire spazi sociali idonei ad agevolare apprendimenti dinamici e sinergici. La danza, la musica e le arti in genere costituiscono esperienze creative fortemente vitali, antidoti alle angosce di morte e ai blocchi emotivi.

Le opere d’arte possono essere utilizzate come strumenti per accompagnare percorsi di crescita. Nel lavoro educativo e didattico, facendo dialogare i corpi con le opere di: Mirò, Fontana, Kandinskij, Mondrian, Matisse, Picasso, Magritte etc …si può viaggiare tra i colori, le immagini e i segni. I corpi, vivono e riproducono, allo stesso tempo il dipinto, una trasposizione dallo spazio-opera allo spazio-scenico. Tutto ciò costituisce un esempio di come l’arte può diventare anche il motore e il fulcro dell’educazione, abbattendo barriere e resistenze presenti soprattutto negli adulti. Lavorare in gruppo anche in un’azione performativa, attiva il senso della collaborazione, la sinergia armonica delle risorse specifiche e il superamento delle difficoltà legate alla chiusura e all’incapacità di esprimersi. Tutto ciò rappresenta uno straordinario lavoro di prevenzione e di integrazione.